Csr e Made in Italy: Report contro Gucci. Ecco perchè

Parliamo di Responsabilità sociale di impresa (Csr) e di tutela del Made in Italy. Sotto le telecamere del programma di inchiesta di Rai 3, Report, è finito un altro marchio italiano (si fa per dire) del lusso, ovvero Gucci. Dopo Moncler, azienda francese acquistata dall’imprenditore italiano, Remo Ruffini, che era stata accusata di usare, per l’imbottitura dei famosi piumini, piume strappate alle oche attraverso l’orrenda pratica della “spiumatura”, stavolta è toccato a Gucci.

Il marchio italiano, di proprietà del gruppo francese Kering, che da dieci anni garantisce una filiera etica e controllata grazie alla certificazione SA8000 sulla responsabilità sociale, secondo quanto emerso dall’inchiesta di Report, avrebbe deciso di sostituire la mano d’opera artigianale con i più concorrenziali cinesi.

Report è riuscita ad entrare nelle pieghe del sistema produttivo della casa di moda e osservarlo per cinque mesi grazie alla denuncia di un artigiano e alle informazioni raccolte dal suo “socio” cinese. Che cosa è emerso? Che le scelte aziendali di Gucci stanno mettendo seriamente a rischio un vero e proprio baluardo del Made in Italy con un unico obiettivo, ovvero l’aumento del fatturato. Il resto su Alternativa Sostenibile.

Allarme Lav: sostanze tossiche nelle pellicce per bambini. Sotto accusa le firme più note

Sostanze pericolose e possibili agenti cancerogeni in alcuni capi di abbigliamento per bambini piccoli dei marchi più noti. E’ quanto denuncia la Lav, Lega antivivisezione che, per la seconda volta, ha commissionato un’indagine di laboratorio dal titolo “Toxic Fur 2” i cui risultati confermano la presenza di sostanze tossiche pericolose e possibili agenti cancerogeni nella pelliccia dei capi d’abbigliamento per bambini al di sotto dei 36 mesi. Tutti i dettagli su Alternativa Sostenibile.